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Le ricerche di Gerona 2005

(24-04-2018) Dipendenza, carboidrati ad alto indice glicemico e obesità



Dominare la dipendenza da carboidrati



Il trattamento dell'obesità è un mestiere difficile, purtroppo il successo rimane basso e uno dei nemici è di sicuro la dipendenza da cibo, delineata come un fattore eziologico di base con rilevanza terapeutica.
In particolare, l'attuale approccio anti-obesità si concentra sulla riduzione dell'assunzione di cibo e sull'aumento dell'attività fisica, mentre gli interventi per la dipendenza comprendono la terapia comportamentale, l'astinenza e interventi ambientali come la tassazione, le restrizioni sulla pubblicità e la regolamentazione dei menu scolastici.

In una revisione americana è stata esaminata la letteratura sulla dipendenza da cibo con un focus specifico sul ruolo deicarboidrati ad alto indice glicemico nell'innescare i sintomi di dipendenza.
Tre linee di evidenza supportano il concetto di dipendenza da cibo:
(a) le risposte comportamentali a determinati alimenti sono simili alle sostanze di abuso;
(b) la regolazione dell'assunzione di cibo e la dipendenza si basano su circuiti neurobiologici simili;
(c) le persone che soffrono di obesità o dipendenza mostrano schemi neurochimici e di attivazione cerebrale simili.

I carboidrati ad indice glicemico elevato provocano un rapido innalzamento dei livelli di glucosio e di insulina nel sangue, paragonabile alla farmacocinetica delle sostanze che provocano dipendenza. Simile alle droghe d'abuso, il segnale di glucosio e insulina arriva al sistema mesolimbico per modificare la concentrazione di dopamina.
Lo zucchero suscita così un desiderio simile alla dipendenza, e gli alimenti auto-segnalati come problematici sono ricchi di carboidrati ad alto indice glicemico.
Queste proprietà rendono i carboidrati ad alto indice glicemico plausibili inneschi per la dipendenza da cibo.

Autori: Lennerz B, Lennerz JK.
Fonte: Clin Chem. 2017 Nov 20. pii: clinchem.2017.273532. doi: 10.1373/clinchem.2017.273532.
Link della fonte:https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29158252

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