(19-06-2018) Dopo ictus, rischio a lungo termine di eventi successivi per giovani donne
Nelle giovani donne che sopravvivono a un ictus o a un infarto miocardico acuto rimane un rischio a lungo termine di morte e di malattia, secondo uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine. «I tassi di mortalità degli eventi cardiovascolari in fase acuta sono in calo ma, nonostante l'elevato numero di sopravvissuti, il carico di malattia rimane alto, effetto particolarmente importante tra le persone colpite in giovane età » esordisceFrits Rosendaal, del Centro Medico all'Università di Leiden in Olanda, sottolineando che poco si sa sui risultati a lungo termine degli eventi vascolari acuti nei pazienti giovani, specie se di genere femminile. Tant'è che i ricercatori nordeuropei hanno pensato di analizzare morbilità e mortalità a lungo termine tra le sopravvissute in giovane età a un infarto del miocardio o a un ictus ischemico rispetto a un gruppo di controllo. Allo studio hanno preso parte 226 donne, età media 42 anni, colpite da un attacco di cuore e 160 donne con pregresso ictus ischemico, 40 anni di età media.
Il gruppo di controllo era invece formato da 782 donne, età media 48 anni, senza storia passata di trombosi arteriosa. E dopo un follow-up durato quasi 19 anni, dai risultati emerge che i tassi di mortalità sono 3,7 volte maggiori nelle donne colpite da infarto e 1,8 volte più elevati nelle donne con ictus ischemico rispetto al gruppo di controllo. «Questa mortalità elevata perdura nel tempo ed è prevalentemente sostenuta da un elevato tasso di decessi per ulteriori eventi cardio- e cerebrovascolari acuti» osserva Rosendaal, precisando che prendendo in considerazione anche gli eventi non mortali i tassi di incidenza di ictus e infarto successivi al primo rispetto ai controlli sono stati rispettivamente di 14,1 e 12,1 eventi per 1.000 anni-persona «I nostri risultati forniscono informazioni dirette sulle conseguenze delle malattie cardiovascolari nelle donne giovani, che persistono per decenni dopo l'evento iniziale, sottolineando l'importanza di strategie di prevenzione per tutta la vita» concludono gli autori.
Jama Internal Medicine 2015. doi: 10.1001/jamainternmed.2015.6523http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?doi=10.1001/jamainternmed.2015.6523
Fonte: doctornews33
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